Isolarsi e perdere il contatto con la realtà. È un problema dei mondi virtuali?
30 gennaio 2010
by Opensource ObscureFin dai tempi più remoti, l’uomo si isola completamente da quello che lo circonda.
Fugge, pur senza spostarsi. Con l’ausilio di strumenti che si è costruito si rifugia, per ore o anche per giornate intere, in mondi di fantasia. Viaggia in città ormai scomparse dalla faccia della terra, incontra persone che non esistono, vive storie mai accadute.
A seconda degli strumenti usati, questo viene chiamato essere appassionati di Letteratura, di Cinema e di Poesia.
Al giorno d’oggi, nessuno ritiene una cosa strana e pericolosa leggere dei romanzi.
Gli amanti della poesia non sono considerati intrinsecamente dei falliti, ma persone con sensibilità e senso dell’estetica.
Gli appassionati di cinema non buttano via la loro vita durante la proiezione di un film, bensì aumentano la loro cultura.
Se però lo strumento usato è un software che simula un ambiente tridimensionale, allora
"stai conducendo una seconda e falsa vita”
"rischi di perdere il contatto con la realtà”
“ti estranei da quello che conta davvero”
“vivi in un mondo di illusione”
"stai conducendo una seconda e falsa vita”
"rischi di perdere il contatto con la realtà”
“ti estranei da quello che conta davvero”
“vivi in un mondo di illusione”
C’è davvero differenza fra i mondi virtuali e gli altri media usati dall’uomo per costruire la propria cultura?
Finché rimango libero di scegliere se e come usarli, no.
…........................................................................Opensource chiude il discorso con una dichiarazione forte. Sicuramente Open avrà testato su di se quello che dice ma la stessa frase la ho sentita/letta molte volte, il problema è proprio questo .Una dichiarazione classica che abbiamo sentito fare ai tossicodipendenti in fase ''attiva'' (non intendo con questo accusare Opensource naturalmente) Qualche giorno fa leggevo su un altro blog alcune considerazioni sui reali fruitori di sl, pochi si diceva, coloro che non sono in trappola. Ho pensato, che Opensource fosse uno dei pochi reali fruitori non-in-trappola. Open è noto nella parte italiana e molto stimato sono certa che comprenderà l'importanza di approfondire il concetto ''finchè rimango libero di scegliere se e come usarli, no'' . Credo che tutti usino questa frase tipo ma quasi nessuno vada alla verifica. Troppo facile troppo retorica, una di quelle frasi ''di chiusura' quelle che stoppano ogni replica. Ma non è cosi. La cosa stupefacente è che nessuno prova ad approfondire, con se o con altri, forse fa paura conoscere la vera risposta. E qui si nasconde il sommerso mondo dei bisogni di fuga. Infatti non se ne parla. Proviamo a pensarci.
Bianca
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