BENVENUTI

Benvenute e bevenuti su questa piccola isola, dove sono disseminati indizi e tracce.
A ognuno di noi, la scelta e l'impegno della scoperta che porta a un progetto, a una storia, a un evento, comune e allo stesso tempo personale.

Buon viaggio ai viaggiatori e ai curiosi della vita


STORIE DI LOG OUT

...O per meglio dire "siccome può accadere talvolta, che ciò che ci accade non accade solo a noi, forse vale la pena di scriverlo e farlo diventare patrimonio di tutti ."
Questo è un luogo per raccogliere le esperienze di quanti, forse,
si sono sentiti diversi in un mondo virtuale di omologati, decidendo di non poter pagare il dazio nè di voler cambiar nulla di ciò che per altri funziona bene così... ma semplicemente sentono possibile parlarne ... Speriamo di avere tra gli ospiti molti di voi abitanti ed ex abitanti del mondo virtuale che ci ha visti viaggiatori ignari e speranzosi di trovare la realizzazione di un sogno. Ci piacerebbe avere ospiti anche avatar di ''fama'' i quali sapranno parlarci della loro esperienza di immersione cosi totale. Vivere una vita virtuale costa tempo.

QUESTO BLOG E' STATO CREATO IL 1 MAGGIO 2010

Per pubblicare la storia, anche anonima, del vostro log out o del vostro stay-in o in-and-out scriveteci qui:

secondlifevsreallife@gmail.com




giovedì 24 marzo 2011

La dipendenza da internet: quando si può parlare di disturbo

Ancora oggi i ricercatori hanno difficoltà a classificare la dipendenza da internet come un vero e proprio disturbo psichiatrico, tanto che non compare in nessun manuale diagnostico ma viene ugualmente indicato con il nome di Internet Addiction Disorder (IAD): ovvero una particolare modalità di esprimere il proprio disagio attraverso l’uso smodato di un prodotto tecnologico .
Il disturbo da dipendenza da internet non viene percepito come un disagio da colui che ne soffre e pertanto egli non ritiene di aver bisogno dell’aiuto di uno specialista per risolvere quello che “gli altri” avvertono come un problema.

La dipendenza patologica può essere generale o specifica e focalizzata su una particolare attività. Nonostante il margine d' incertezza sulla classificazione del disturbo, gli studiosi riconoscono di comune accordo che l’ossessione per il gioco e l’alienazione dalla vita reale, a cui si preferisce quella virtuale, sono sintomi connessi al disagio e che hanno un risvolto preoccupante per la salute mentale dell’individuo.

Dott.ssa Maura Santandrea

http://www.centropsicoterapiaroma.com/dipendenza_da_internet.html

Comportamenti sintomatici della dipendenza da internet:




L'individuo resta davanti al pc per lassi di tempo molto lunghi senza averne cognizione e non interromperebbe la sua attività se qualcuno non intervenisse dall’esterno.
  • Quando viene distolto dalla sua attività on line, manifesta un evidente stato di nervosismo e insofferenza, arrivando ad essere aggressivo e, a volte, violento verso colui che interrompe la sua occupazione nel web
  • Passa su internet più tempo di quanto era stato preventivato e i tentativi personali di controllarne l’utilizzo falliscono
  • Quando è connesso alla Rete, presenta uno stato euforia ed eccitazione, resa nota da atteggiamenti verbali e non verbali come esclamazioni ad alta voce, espressioni di entusiasmo…
  • Per raggiungere lo stato di eccitazione desiderata, necessita di intrattenersi più tempo possibile in Rete. Nega infatti di trascorrere troppo tempo al computer e vorrebbe passarne sempre di più
  • Coglie ogni occasione per connettersi alla Rete, anche durante quelle circostanze in cui un simile comportamento non è adeguato al contesto o alla situazione. Spesso lo fa di nascosto o inventa scuse.
  • Quando non riesce a raggiungere il suo obiettivo (il web), si mostra stanco, irritabile, apatico, intollerante e può arrivare a minacciare i genitori di commettere gesti impulsivi e pericolosi
  • L’astinenza da internet può provocare ansia, fantasie o sogni su internet, agitazione psicomotoria, pensiero ossessivo riguardante la Rete, movimenti volontari o involontari che prevedono il tamburellare con le dita
  • Si trascurano doveri e piaceri non legati alla Rete: la scuola, l’igiene personale, gli impegni sportivi, le uscite con gli amici. Si abbandonano altre forme di intrattenimento come la tv, la lettura, la musica, il gioco…
  • Quando qualcuno chiede informazioni sulle attività svolte on-line, non ottiene risposte congruenti ed esaustive, ma approssimative ed evasive.
Tutte le attività che non hanno nulla a che fare con internet, sono vissute con noia, demotivazione e fastidio

Dott.ssa Maura Santandrea
http://www.centropsicoterapiaroma.com/dipendenza_da_internet.html

La dipendenza da internet non è un fenomeno unitario, ma presenta delle sottocategorie.

  • Dipendenza Ciber-Sessuale. All’interno di questa categoria rientrano i fruitori del sesso virtuale; i soggetti che rientrano in questa sottoclasse (abbastanza numerosa)sono alla perenne ricerca di siti porno, di chat erotiche, di relazioni amorose.

  • Dipendenza Ciber-Relazionale. All’ interno di questa sottocategoria rientrano gli individui che cercano e coltivano relazioni amicali o sentimentali; ovviamente sono grandi fruitori di chat, newsgroup, facebook ( la dipendenza da facebook sembra in aumento), e-mail etc. Questi soggetti tendono a preferire le relazioni virtuali a quelle reali rischiando di isolarsi e alienarsi all’interno della rete.

  • Net Gaming. All’interno di questa categoria rientrano gli individui che vanno alla ricerca di “giochi” in rete; le attività possono riguardare la frequentazione di casinò online, aste, shopping, scommesse. E’ facile immaginare l’impatto negativo,soprattutto da un punto di vista finanziario, che questo tipo di attività può avere sulla vita del soggetto e sui familiari.

  • Information Overload. All’interno di questa categoria rientrano i soggetti che sono perennemente, con modalità compulsiva, alla ricerca di informazioni.

  • Computer Addiction. All’interno di questa categoria rientrano i soggetti, in cui la dipendenza da internet, si concretizza passando infinite ore impegnati in giochi virtuali online; tale attività, soprattutto se concentrata sui giochi di ruolo, può far si che la persona possa distaccarsi dalla realtà, in una sorta di mondo parallelo all’interno del quale può trovare la gratificazioni che la vita reale gli nega.

Dr Gaspare Costa http://www.disturbipsichici.info/index.htm


Lo sviluppo psicologico della salute degli esseri umani richiede un contatto fisico e un'interazione sociale.


Lo spirito ombelicale che ci connette alla terra e che promuove un senso di appartenenza alla più grande comunità biologica ha prestato servizio alla tecnologia. Come risultato, gli Homo Sapiens tecnologici barcollano senza controllo; sono spiritualmente e psicologicamente isolati l'uno dall'altro e dalla consapevolezza universale.
In parte a causa nel fascino che si prova verso l'innovazione tecnologia, la nostra percezione della realtà finisce per essere distorta o persa. Vaghiamo senza scopo attorno all'oblio, ai messaggi e alle chiacchierate come parassiti meccanici che cercano di estrarre un significato dal mondo in cui le leggi della fisica non esistono e tutto è possibile, compreso l'impossibile. Questo è il fascino della realtà virtuale: puoi credere a quello che vuoi e immaginare che sia vero. Si sta tentando di ricavare nutrimento da un blocco di styrofoam [bioplastica n.d.t.]. Stiamo morendo dentro. La nostra infatuazione tecnologica va contro la rinascita collettiva e la sopravvivenza della specie a lungo termine. Come ha lamentato Thoreau molto tempo fa, “gli uomini sono diventati strumento dei loro strumenti”. Ma oggi chi legge Thoreau? Leggere letteratura è un'idea d'altri tempi, i resti di un'era passata. A chi serve l'alfabetizzazione quando puoi comprare un iPhone o un bellissimo lettore MP3? A noi.
La nostra infatuazione tecnologica va contro la rinascita collettiva e la sopravvivenza della specie a lungo termine. Come ha lamentato Thoreau molto tempo fa, “gli uomini sono diventati strumento dei loro strumenti”. Ma oggi chi legge Thoreau? Leggere letteratura è un'idea d'altri tempi, i resti di un'era passata. A chi serve l'alfabetizzazione quando puoi comprare un iPhone o un bellissimo lettore MP3? A noi.
Dobbiamo sforzarci di risvegliare la nostra coscienza e anche quella di chi ci circonda. Ciò richiede un contatto reale con le persone implicando un dialogo rilevante. Dobbiamo imparare ad essere del tutto presenti nelle nostre vite.
CHARLES SULLIVAN (estratto)
Information Clearing House

sabato 12 marzo 2011

Tre fondamentali componenti della dipendenza da Internet


Tolleranza:
  • Aumento significativo del tempo trascorso in Internet per ottenere soddisfazione;
  • Riduzione significativa degli effetti derivanti dall'uso continuo delle medesime quantità di tempo trascorso in Internet.
Astinenza:
  • Agitazione psicomotoria;
  • Ansia;
  • Pensieri ossessivi focalizzati su cosa sta succedendo in Internet;
  • Fantasie e sogni su Internet
  • Movimenti volontari e involontari di typing con le dita.
Craving o smania
  • Accesso a Internet sempre più frequente o per periodi di tempo più prolungati rispetto all'intenzione iniziale;
  • Desiderio persistente o sforzo infruttuoso di interrompere o tenere sotto controllo l'uso di Internet;
  • Dispendio della maggior parte del proprio tempo in attività correlate all'uso di Internet (acquisto di libri on-line, ricerca di nuovi siti, organizzazione di file, etc...) ;
  • Deprivazione di sonno, difficoltà coniugali, ritardo agli appuntamenti, trascuratezza nei confronti dei propri doveri occupazionali, sensazione di abbandono da parte dei propri cari.
Questi tratti, propriamente tipici della tossicodipendenza, dell'alcolismo, del gioco d'azzardo patologico (GAP), dell'attività sessuale maniacale e dell'anoressia, sono oggi riconoscibili anche in quei soggetti che fanno un uso eccessivo di Internet, per soddisfare, sul piano virtuale, quello che non riescono ad ottenere sul piano della realtà. Chi è affetto da tale forma di psicopatologia tende a percepire il mondo reale come un vero e proprio impedimento all'esercizio della propria onnipotenza, che sperimentano con immenso piacere nel mondo virtuale.
I soggetti che utilizzano la rete, oltre a non percepire l'ammontare di ore già trascorse davanti al monitor, tendono ad adirarsi facilmente con chi li distoglie dal loro "viaggio"; situazione, quest'ultima, che può essere paragonata alla risposta che un alcolista dà ad un amico trovandosi ad una festa: "soltanto un bicchierino!", o a quella del fumatore che dice a se stesso "solo un'ultima sigaretta e andrò a dormire!"; lo stesso processo mentale viene messo in atto dai dipendenti da Internet, che risponderanno irritati, a chi gli chiede di disconnettersi, "ancora un minuto e spengo!", oppure diranno a se stessi, razionalizzando, "un altro minuto non farà molta differenza...", mentre invece rimarranno connessi ancora per ore e ore.

Carlo Alberto 18 anni - Il mondo virtuale e i soldi

Ciao a tutti ragazzi, mi chiamo Carlo Alberto, ho 15 anni è ho giocato un anno fa (abusivamente, essendo minorenne) a second life. Era un periodo che ne avevo sentito parlare anche in tv e mi piaceva molto....mi intrigava diciamo. Ancora non sapevo dove sarei andato a finire. In ogni caso, iniziai un pomeriggio e nelle prime settimane ci giocavo si costantemente, ma comunque ad orari accettabili....I miei genitori non sospettavano nulla. Quando sono diventato un utente un po piu esperto, iniziai a fare questi "lavori" virtuali, principalmente il dj. Fu li il punto di rottura: il lavoro richiedeva di stare molte ore collegato anche verso la notte, io tutto entusiasta all'epoca ci provavo, ma per rimanere sveglio dovevo per forza mettermi una sveglia nelle mutande. Questa cosa è andata avanti per un po di tempo e i miei genitori iniziavano a sospettare, si erano accorti che stavo su internet fino a molto tardi, così dopo poco tempo iniziarono a prendere dei provvedimenti drastici tipo scollegarmi il modem dopo una certa ora...Li stavo impazzendo, l'astinenza mi stava uccidendo, dovevo giocare ad ogni costo!!! Dopo questo punto ho un piccolo gap, non ricordo bene cosa sia successo, mi pare che iniziai un attività che non richiedeva di stare molto tempo al pc, la pesca se non sbaglio: bastava lasciare li l'avatar e faceva tutto da solo...Ma ora viene il peggio.....in second life tutti sanno che per godersi bene il gioco bisogna avere molti linden, ebbene non so come feci ma immisi la carta di credito di mia madre nel gioco!!! Solo adesso il ripensarci mi fa venire voglia di suicidarmi per quel gesto....infatti alla fine del mese mia madre si trovò con 1100 euro da pagare....Ovviamente lei che non ne sapeva nulla fece il chargeback, ovvero rifiutò di effettuare il pagamento. Ed è così che lo presi nel sedere perchè ovviamente la linden mi blocco l'account a vita....ho così smesso di giocare, e sono davvero contento...nei primi periodi mi ero fatto un altro account, ma non era la stessa cosa....insomma 1100 euro di account valgono qualcosa! decisi così di smettere di giocare definitivamente. I primi periodi furono molto duri, l'astinenza mi uccideva... Dopo un po però iniziai a rendermi conto del grosso sbaglio che stavo facendo: buttare via la mia vita in qualcosa di non reale. Neanche le altre persone erano reali infatti, io posso dire di essere un bel ragazzo, ma tutte le persone che incontravo erano strafiche sulla grid ma obesi e scherzi della natura nella vita reale. Dopo averci riflettuto ancora un po mi resi davvero conto di che stupidate erano quelle cose che facevo....e quelle che facevano gli altri!!! Insomma, vi sembra normale stare dalle 21:00 alle 5:00 a stare davanti uno schermo fermi a guardare degli stupidi omini che ballano? senza fare nulla? bah....non mi sembra da persone normali...c'erano però delle cose che mi sono rimaste impresse davvero positivamente...perchè comunque anche se non gioco piu a second life sono comunque un giocatore accanito di xbox 360 online, quindi i videogiochi mi piacciono. Insomma in second life le cose belle sono il calcio, davvero divertente, le gare con le macchine e alcuni sport con la tavola e acquascooter...mi ricordo benissimo che con queste cose mi ero divertito moltissimo....in ogni caso, ormai è passato un anno da quando giocavo e ci sono ritornato solo qualche mese fa per pochi giorni, con un altro client fatto da un hacker al solo scopo di fare bordello....ne vado fiero!!! Se posso dare un consiglio a tutti quelli che vorrebbero iscriversi a second life, fatelo pure, ma ignorate la gente che popola la grid e consiglio l'iscrizione soltanto a gente che vuole VIDEOGIOCARE e non fare shopping virtuale...

sabato 5 giugno 2010

LE DIPENDENZE TECNOLOGICHE - Daniele La Barbera Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media

All’interno di un “ambiente virtuale” il rapporto è immediato e diretto, centrato soprattutto su quello che si scrive,
In  Internet la mia identità coincide con le mie affermazioni.
Internet e la Chat, diventano un palcoscenico infinito, anonimo ma ricco di significati, in cui si modifica il modo in cui si percepisce se stessi e gli altri.
Nella fase successiva, la Sostituzione, si ha un’immersione profonda nelle esperienze, nelle attività e nelle relazioni offerte dalla Rete
La rete sostituisce ciò che sembra mancante o inaccessibile nella vita reale: «nel giro di qualche mese o di qualche settimana, ecco che hai un amico o forse molti. Hai trovato nuovi stimoli, fiducia, interesse, sostegno (…) le persone o le attività che prima ti facevano andare avanti nella vita ora non contano più niente»
Persistente e ricorrente utilizzo di Internet maladattivo che conduce a menomazione o disagio clinicamente significativi come indicato da un totale di quattro (o più) dei seguenti criteri per un periodo di tempo non inferiore ai 6 mesi.
1. Internet diviene un mezzo per gestire i propri stati emotivi negativi ed i propri pensieri spiacevoli
    2. Il pensiero è spesso rivolto alla prossima possibilità di connessione ad Internet
    3. Svalutazione della propria vita reale rispetto a quella virtuale
    4. Inadeguata percezione del tempo quando si è connessi a Internet
    5. Tentativo di nascondere agli altri la quantità di tempo trascorsa in Rete
    6. L’uso di Internet interferisce negativamente con il lavoro, lo studio o i rapporti sociali
Da un certo punto di vista possiamo considerare la Rete come un grande laboratorio di sperimentazione dell’identità nel quale mettere in gioco, in un contesto relativamente “sicuro” quegli aspetti del Sé che la persona non riesce normalmente a vivere ed elaborare nella vita reale.
Le realtà virtuali possono diventare, allora dei veri e propri rifugi, delle fortezze in cui potersi rifugiare quando ci si sente annoiati, soli, depressi.
Costantemente disponibili (basta collegarsi), la Rete offre un tipo di relazione perfetta,  quella che nessun essere umano e nessun altro tipo di rapporto saprebbe garantire … ma il rischio di perdere il contatto con la realtà è alto
Se è vero che il successo dei giochi tecnologici e dei network ci conferma di quanti sogni la nostra anima è ancora capace, allora approfittiamone non per crearci una seconda vita in modo virtuale, ma per realizzare, nell’unica vita reale ch
e ci è data, tutto quel possibile che rimane inespresso, spento a volte, ancora prima di nascere...
Dunque........... rimanere connessi ma nella realtà...........

mercoledì 2 giugno 2010

Comunicare con amici reali e virtuali - dal sito OPSONLINE forum

Rifugiarsi nel mondo virtuale aiuta sicuramente ad aprirsi, confrontarsi, condividere ed io lo trovo un espediente utile, che arricchisce, aiuta, fa sentire meno soli.
Io ho imparato una cosa, con il tempo. Non è che non si possa essere sinceri, è che non sempre si trovano persone disponibili a quel tipo di apertura; e questo ci fa tentennare. Non a caso, sostenevi di aver subito delle delusioni, ma forse, se ci fosse stato qualcuno disposto a ricambiare l'apertura cui sei naturalmente predisposta: ti saresti aperta. E certamente ci sono delle motivazioni a tutto questo (come al solito, con eccezioni al seguito). Io credo - al di là del fatto che si può anche essere riservati - che buona parte delle persone non lo facciano per riservatezza, ma perché hanno qualcosa da nascondere. Prima a se stessi e poi anche agli altri; molto spesso queste persone si pongono dei limiti, delle barriere, delle costrizioni enormi: per difendersi. Le motivazioni della difesa poi, possono variare di caso in caso. Ma credo che alla base vi sia un singolarissimo bisogno di protezione; ma attenzione, non soltanto di protezione materiale, ma soprattutto di "protezione della propria immagine". Proprio perché, come dicevi, si cerca di fare bella figura a costo di non essere se stessi. Dunque bisogna proteggere l'immagine che nella realtà portiamo avanti, che non corrisponde - come nel caso che riportavi - all'immagine che Liberiamo online. Quasi come se la bontà di ognuno fosse direttamente proporzionale all'allontanamento dalla propria immagine.

Come se essere diversi da quello che siamo realmente, ci desse garanzia di essere migliori; e quale sarebbe il metro?
In base a quale criterio possiamo stabilire, dal nostro angolo cieco, di essere migliori in un modo differente da quel che siamo?

Io credo che non esista questo metro ma che sia illusorio; e cioè, le persone continueranno ad essere imperfette, che siano se stesse o che fingano d'essere qualcuno di diverso; dunque, tantovale essere se stessi. Almeno si è liberi di respirare e muoversi con disinvoltura. E di sorride, senza temere che qualcuno possa vederci e mettere in discussione la nostra serietà: per un sorriso. Probabilmente tu riesci a farlo, probabilmente ci riesco anche io. Ma quanti, di quelli che conducono un'esistenza doppia, possono farlo veramente? Io mi domando se, addirittura, l'abbiano provato mai (ma chiaramente sto esagerando).

E poi metti la soddisfazione che può derivare dall'autenticità di una cosa fatta bene, e che ti appartiene fino in fondo: non ha prezzo. Ci aiuta a capire come siamo fatti, ad osservare i nostri difetti, i nostri pregi, a migliorare e a lavorare sulle nostre debolezze; a smussare gli angoli aguzzi della nostra personalità [ma questi angoli aguzzi devono essere tirati fuori per essere smussati, perché finché li nascondiamo, nessuno verrà a dirci che quell'angolo è ingombrante, e tantomeno lo vedremo noi]. Ora, non vorrei tirare in ballo discorsi triti e ritriti, ma che i tempi sono cambiati lo vediamo tutti. Persino guardarsi negli occhi è diventato faticoso; però una cosa bella c'è. Quando incontro qualcuno in grado di sostenere uno sguardo lo noto subito: e questo è molto bello. In ultimo, oserei un'ipotesi: credo che tutto questo disagio e questa angoscia di scappare e di nascondersi abbiano una matrice unica: la paura.

"Credevamo che nella modernità saremmo riusciti a lasciarci alle spalle le paure che avevano pervaso la vita in passato; credevamo che saremmo stati in grado di prendere il controllo della nostra esistenza. Noi, uomini e donne che abitiamo la parte sviluppata del mondo (la più ricca, la più modernizzata), siamo oggettivamente le persone più al sicuro nella storia dell'umanità. Lo siamo contro le forze della natura, contro la debolezza congenita del nostro corpo, contro le aggressioni esterne. Eppure proprio noi che godiamo si sicurezza e comfort senza precedenti, viviamo in uno stato di costante allarme. [...] Quella più temibile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. Paura è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c'è da fare." [Paura Liquida, Bauman]


La morale è che dovremmo combattere contro noi stessi, e a quel punto, forse, la smetteremmo di difenderci dagli altri.

martedì 1 giugno 2010

Impiantare falsi ricordi, portare via quelli veri - DI DOUGLAS RUSHKOFF



Al laboratorio sull’interazione fra umano e virtuale della Stanford sono andato a trovare uno psichiatra che si chiama Jeremy Bailenson, che ha studiato il modo in cui le esperienze virtuali vengono immagazzinate nel cervello. Lavora con persone coinvolte in simulazioni virtuali come Second Life, e osserva come queste si riflettono poi nella vita reale. Ha scoperto che le aree del cervello responsabili della memoria non riescono bene a distinguere se un particolare avvenimento è accaduto nel mondo reale o in uno virtuale. In altre parole, proprio come può capitarci di svegliarci da un incubo restando arrabbiati tutto il giorno con la persona che ci ha fatto torto in sogno, tendiamo a ricordare e ad agire sulla base delle nostre sperienze virtuali come se queste fossero realmente accadute. Da un lato, questo costituisce una straordinaria modificazione del comportamento. Ho assistito mentre Bailenson faceva sedere una donna su una sedia facendole simulare un pasto nella realtà virtuale. Mentre lei mangiava, il suo avatar lentamente ingrassava, riprogrammando la comprensione che il suo cervello aveva dell’effetto delle sue abitudini. Naturalmente, in teoria qualunque di queste tecniche potrebbero essere usata a favore o contro i nostri migliori interessi. In un altro studio, Bailenson ha scoperto che “avere dieci centimetri in più di altezza triplica le probabilità di picchiare qualcuno in un confronto nella realtà virtuale”. Ma non è questa la parte più strana. Tornando al mondo reale, “a prescindere dall’altezza vera, mi picchierai lo stesso se dovessimo avere un confronto. Questo ci ha lasciato di stucco. Una piccola esposizione nella vita reale si trasporta anche nel nostro comportamento faccia a faccia”. La cosa più strana di tutte è che Bailenson ha fornito ad alcuni bambini un’esperienza di realtà virtuale come se avessero nuotato con delle balene, e due settimane dopo ha fatto loro delle domande in proposito. Metà di loro era convinta di essere veramente stata a Sea World a nuotare con le balene. Qua si sta parlando di ricordi impiantati nella memoria. Bailenson ha scoperto il Sacro Graal per coloro che cercano una tecnologia affidabile per controllare la mente. Gli ho chiesto se la cosa lo spaventi. Lui ha detto, "la vedo solo come la direzione in cui stiamo andando”. Non sorprende che l’esercito americano sia in prima linea in queste scoperte e abbia propri laboratori in cui studia come applicare queste tecniche sia sul campo di battaglia che sui reduci traumatizzati. Le simulazioni virtuali permettono a chi soffre di stress post-traumatico di ri-sperimentare gli eventi che li hanno sconvolti per poi lentamente desensibilizzarsi al loro impatto atrarverso ripetute reinvenzioni che coinvolgono non soltanto la vista e l’udito, ma anche l’odorato. Ho provato io stesso una di queste sessioni in un laboratorio finanziato dall’esercito a Marina Del Rey, in California, sostituendo il ricordo di un incidente letale di quando avevo 20 anni e combattevo in Iraq, e la vividezza di quelle emozioni mi ha raggelato. L’esercito sta anche cercando un modo per applicare questa tecnologia prima che avvengano i fatti, essenzialmente inoculando nel cervello dei soldati il trauma della guerra in anticipo.
Douglas Rushkoff
Fonte: www.thedailybeast.com
link al sito versione originale

domenica 30 maggio 2010

Ultimo post di Space Rat nella discussione sul forum di SL italia

link forum sl italia
No barbarella (e gli altri) non è la stessa cosa e non sono confuso. La dipendenza è una cosa le delusioni un'altra cosa. La dipendenza di cui parlo qui non è la mia, la mia si è una delusione che vediamo dopo. Il discorso, se andiamo avanti cosi, si perde in botta e risposta inutili. Raccontandovi il mio perchè sono finito in minoranza accomodatevi, il problema non è questo. La mia storia sl, che tra l'altro è contenuta in una singola esperienza molto negativa, non sentimentale, mi ha fatto incazzare oltre che perdere la pazienza, ma mi ha fatto aprire gli occhi su qualcosa che prima non avevo visto e che poi ho notato in altri, molti altri...amici.... Nel virtuale si ribaltano le visioni delle cose, le immagini delle persone e la nostra. Questa è la lana caprina che non volete capire!! Volevo farvi notare non indottrinare...che i ''dipendenti''.. (ovvio che non tutti lo sono) non pagati sono proprio coloro (e chi di voi? i piu polemici forse?) che qui dentro c'hanno le stellette e intanto il mondo vero lo hanno messo in cantina e non se ne sono accorti,questa si chiama dipendenza e negazione del problema, questo si mi fa incazzare e mi fa pensare alle discussioni avute con piu di un avatar sul conteggio delle ore e il dissipare la vita e ovviamente anche li, opposizione, negazione incondizionata . Provate a chiedere, fate un inchiesta sulle ore trascorse li e incrementate del 30 per cento i numeri di ore che vi comunicano :-), chiedetevelo. Non generalizzo (mica tutti le star dentro li sono dei falliti nella vita privata...almeno spero). Il mio tentativo di allertare la vostra attenzione, sta proprio in questo. Quando vi confrontate con il leader (attenzione dunque a impegnarvi troppo) di turno domandatevi quanto tempo ci passa li dentro per mantenersi... Il mondo virtuale ti può risucchiare se già hai iniziato il percorso di rinuncia, porco cane ne ho le prove!. Mentre ti bei della fama e dei tuoi.. risultati..finisci per dimenticarti dell'importanza di risolvere invece i problemi che ti hanno portato alla resal Ne parlano fior di esperti cazzo perchè vi sentite tutti cosi esenti? Più ti impegni e piu dimentichi che hai qualcosa al quale sarebbe meglio guardare e per il quale dovresti ancora lottare, non arrenderti anche se è difficile come la famiglia, i figli, la vita sociale, la vita vera, i sentimenti veri tangibili confrontabili, il tuo corpo vero, i tuoi amici veri evvia.
Vedere questo, ti fa incazzare perche capisci che non ce la si fa, che la presunzione virtuale (narcisismo?) ti taglia le gambe, ti fa dire bugie dentro e fuori e ti fa perdere amici (perchè chi se ne va diventa ''il diverso'' tanto non si rischia l'imbarazzo di incontrarsi per caso per strada no? spegni il pc e l'amico cattivo sbuff sparisce) mentre aumenti il numero di contatti nella tua friend list. Se il progetto dentro diventa grosso ti deruba, qualunque sia la scusa che ti dai per restare, culturale, politica, sentimentale o delusioni real o che altro ti pare!! Questa voleva essere la mia provocazione e mi fate incazzare anche voi che non capite perchè per capire questo concetto ci vuole poco. Quindi quel blog secondo me è utile o lo sarà quantomeno perchè fa il riassunto di quello che trova in giro e fa risparmiare tempo nella ricerca :-), mi ha ricordato la mia esperienza, il mio testardo tentativo di comunicare a un amico in che stato si trovasse a malgrado la sua fama.. , ed è solo un esempio, un mare di gente si trova in quella situazione. Questo volevo sottolineare qui a voi , lo so che sono un granello di sabbia nel mare prendetevi pure gioco di me. Se poi volete vedermi debole o sconfitto beh, se la sconfitta in second life vuol dire consapevolezza, siate dominanti virtuali, io sono fiero di essere uno sconfitto. Poi che io sia incazzato con il mio amico potete giurarci si!! Semplicemente gli volevo bene.
E adesso mettetela voi come volete.
ciao
space

Mondi virtuali - Io e il mio avatar, ci siamo mai fatti delle domande?

Se non capiamo le immagini dell'inconscio, o rifiutiamo la responsabilità morale che abbiamo nei loro confronti, vivremo una vita dolorosa.
Carl Gustav Jung

sabato 29 maggio 2010

AGLI AMICI LASCIATI IN SECOND LIFE


Io ho lasciato S.L. perchè questioni improvvise e gravi nella mia vita reale, mi hanno completamente distolta dal mondo virtuale, non posso dire quindi che il mio sia stato un log out dovuto a chissà quali forme di fuga o rifiuto, semplicemente ho dovuto dare priorità ad altro, ciò non di meno, dopo esserne uscita mi sono accorta di quanta dipendenza avessi sviluppato verso quel mio modo d'essere, non tanto verso sl quanto proprio dipendenza del mio modo di vivere, infatti, anche se non posso dire di aver provato astinenza, nostalgia, difficoltà a non loggare eccetera, ho comunque fatto una gran fatica a ritrovare un ritmo quotidiano efficiente, era come se fossi disabituata alla realtà, mi stancavo facilmente, ero impigrita. Non mi ci è voluto troppo tempo per recuperare, comunque, è stato come ricominciare a far palestra dopo anni di inattività, non che mi sia ritrovata le gambe piene di acido lattico, ma ho piuttosto dovuto riesercitare una forma di disciplina mentale, per sforzarmi di ritrovare la mia abituale tempra alla vita. A volte mi capita di rientrare in second life, lo faccio molto meno oggi perchè generalmente quando penso di entrare mi accade di provare una strana sensazione di saturazione, come di stanchezza. Ho capito che quel mondo mi chiudeva troppo, e quindi oggi che ho deciso di non voler più perdere la gestione della mia vita reale, l'idea di disperdere in S.L. le mie energie mi fa provare stanchezza. Quindi anche se le mie serate sono tornate vuote esattamente com'era prima di conoscere sl, non mi viene spesso la voglia di loggare, piuttosto mi leggo un libro o seguo un po' di cronaca qui in rete. Ma a volte la sensazione di stanchezza è minore e quindi anche se mi accorgo quasi di impormelo, loggo in sl. Perchè lo faccio? credo che sia perchè in qualche nostalgico modo non riesco ad accettare veramente di aver tagliato completamente i ponti con le tante persone che in quel mondo ho conosciuto e quindi ho voglia di farmi di pixel per loro, e entrare a trovarli. La prima volta che mi è capitato di rientrare, dopo settimane, ho prestato molta attenzione alle sensazioni che avevo, paragonandole con il mio primissimo ingresso che risale oramai a più di 3 anni fa, quella volta tutto era misterioso, i suoni in cuffia (allora non c'era il voice, ma un audio ambientale) erano inquietanti, io ero una neofita assoluta del web e quindi ancor più tutto mi appariva quasi insidioso, ricordo che avevo paura che il mio pc potesse prendere dei virus, e quindi ero cauta in ogni click del mouse, per contro il pensiero che gli altri pupazzi che vedevo girare fossero persone come me rendeva tutto estremamente afasciante, quindi misi da parte la paura a favore del più allettante sentimento di curiosità. In occasione del rientro invece, tutto aveva un sapore di abbandono, evidentemente era il mio abbandono che aleggiava su tutto. Questo mi ha fatto capire due cose, la prima è che come sempre nel mio passato sentivo l'esperienza finita, vissuta fino in fondo, gustata, digerita, assimilata, e potevo passare ad altro, la seconda è che potevo accorgermi di questa sensazione di superamento solo grazie al fatto che ero DOVUTA USCIRE e questa seconda cosa ho capito che rappresentava la vera insidia che avevo corso, infatti se fossi rimasta dentro probabilemnte non mi sarei ancora accorta di quanto questa esperienza fosse oramai giunta al termine per me, stando dentro infatti coinvolta in sempre nuovi progetti, non avvertivo la saturazione. Mi sono domandata il perchè di questo ed oggi credo di potermi dare una risposta. Nella mia vita, io ho sempre agito in questo modo, credo faccia parte della mia natura più profonda, quando comincio qualcosa, qualsiasi cosa, sia essa materiale o relazionale io la vivo fino in fondo, devo girarla rigirarla, masticarla a lungo, sentirne il sapore nutrirmene farne esperienza e crearmi di essa una radice di coscienza, quando ciò si compie io ho sempre saputo di essere pronta ad altro. Questo processo però  ha sempre poggiato sulla realtà oggettiva, tangibile, la realtà organolettica, la coscenza che ricavavo era frutto di una elaborazione compiuta in me su tre piani esperenziali, uno sensoriale uno emotivo ed uno intellettivo. In S.L. questo processo era impossibile da farsi perchè ne mancano le componenti essenziali, non voglio dilungarmi sulla mistificante percezione sensoriale che avviene in una dimensione di pixel, perchè credo sia una cosa molto dibattuta, l'udito in cuffia che penetra, pervade intimamente, il tatto il gusto l'olfatto inesistenti, la vista illusoria, i sensi sono per noi fondamentali e in second life sono inutili se non fuorvianti, voglio invece cercare di essere chiara sul punto che trovo essenziale, ovvero che stando dentro sl, nessuno potrà mai veramente acquisire una esperienza reale di quella dimensione, quindi non potrà mai averene piena totale coscienza , intendendo con coscienza la rielaborazione emotiva ed intellettuale dell'esperienza organolettica, quella coscienza che diventa patrimonio di crescita per chiunque. Credo sia questa la ragione per cui stando dentro sl non ero consapevole di aver saturato quell'esperienza, perchè la mia mente non potrà mai averne piena coscienza.

Second Life: Io e un'altro - Voodoobytesman

Ora Second Life pallia (si dice così, sì) a questa spaventosa deprivazione propriocettiva. E' lo stato dell'arte del recupero del corpo nel cyberspazio. Il corpo è importante nelle relazioni sociali. A me piacerebbe sapere come sei fatto, come sei vestito, come ti muovi, o internauta che agisci con me in questo buio e silenzioso cosmo di bits. Perchè vedere" come sei fatto, come sei vestito, come ti muovi mi porta una quantità di messaggi aggiuntivi che mi aiuta ad interagire con te...
Dunque si richiede un corpo icastico. Ed il bello è che non necessario, nè desiderato, riportare il proprio vero corpo in ambienti web come Second Life. Ci si può inventare un altro corpo, insieme ad un'altra identità.
Second Life è appunto il corpo transustanziato e in transe sul web.

SOCIAL NETWORK: OPPORTUNITÀ E PATOLOGIE di Alberto Contri

Second Life, MySpace, Linkedin, Facebook: sono i 4 cavalieri dell’apocalisse internet prossima ventura? No, sono semplicemente i nomi dei social network che stanno (o stavano) spopolando tra i navigatori, e che diventano noti anche al pubblico meno informatizzato grazie ad eventi di cronaca che li portano alla ribalta. La recente vittoria di Obama nelle elezioni presidenziali americane, secondo molti editorialisti è anche in buona parte dovuta al sapiente uso del web che il suo staff ha saputo fare  sia per raccogliere fondi che per mantenersi in contatto con sostenitori e potenziali elettori. Molta curiosità ha destato la notizia che due inglesi, dopo essersi conosciuti e sposati grazie al web (proprio come nel film “C’è posta per te”), hanno poi divorziato perché la moglie ha beccato l’avatar del marito a fare del cyber sesso su Second Life con l’avvenente avatar di un’altra utente. In questi due spunti di cronaca sono contenuti pregi e difetti dei social network.
La piramide di Maslow
Innanzitutto occorre rendersi conto che non c’è nulla di nuovo sotto il sole, se non il fatto che le nuove tecnologie e i nuovi media hanno reso possibili modalità di relazione con una facilità e una velocità prima semplicemente impensabili. Negli anni cinquanta, uno psicologo americano divenne famoso per aver codificato secondo una precisa gerarchia i bisogni dell’uomo, creando quella che è universalmente conosciuta come “La piramide di Maslow”.
Alla base ci sono i bisogni imprescindibili (quelli fisiologici), mentre via via salendo si trovano i bisogni di sicurezza,  appartenenza, affettività, autostima e autorealizzazione. Si tratta di una rappresentazione schematica che comunque sancisce il fatto che gli uomini hanno sempre cercato di stabilire relazioni con le personalità a loro più affini.
Le intuizioni di alcuni geni evidentemente ben consapevoli dell’accelerazione che le nuove applicazioni dell’informatica avrebbero potuto dare a questi rapporti, hanno innescato un fenomeno che è letteralmente esploso sotto i nostri occhi.
Il web per il bisogno di appartenenza
Molte di queste applicazioni hanno a che fare con il bisogno di appartenenza, persino quelle più legate all’uso del computer per motivi di studio o lavoro, tant’è vero che gli utenti si sono presto divisi in due tribù: quella Mac e quella Dos. I motori di ricerca (grandiosa innovazione che ci permette di trovare in tempo reale informazioni, notizie, approfondimenti, luoghi, indirizzi, eccetera) vengono ora  utilizzati per mettere in contatto le persone tra di loro, facilitando il loro scambio di informazioni, di conoscenze, di interessi. Ed è qui che nasce il bivio tra utilità e patologia, complice il lato ludico che contraddistingue le nuove tecnologie. Ho capito che Second Life era una grosso inganno quando scoprii gente incapace di gestire decentemente il proprio lavoro normale…tutta intenta a lavorare di notte ad una impresa virtuale! In Second Life (e lo dice già il nome) c’è tutta l’impossibilità di vivere una vita parallela. E oramai se ne sono accorti quasi tutti...ma quanti inutili osanna abbiamo letto sui giornali!

Condividere conoscenze e passioni
Diverso è il discorso per LinkedIn, tramite il quale si ampliano le conoscenze nel campo del business e delle professioni, e molti trovano lavoro: siamo nel campo dell’utilità pura. Analogamente si può dire per MySpace, particolarmente diffuso tra gli appassionati di musica. Vi si trovano musicisti di ogni tipo che informano dei loro concerti, vi si creano reti di appassionati che cercano relazioni con chi condivide gli stessi interessi. Un gruppo come quello dei Radiohead ha conquistato fama e successo proprio grazie a questo social network. Ancora diverso è il discorso per FaceBook: il divertimento del momento sembra essere quello di ritrovare i compagni di scuola delle elementari, ma anche quello di formare dei gruppi che si scambiano recensioni e suggerimenti su libri, film, spettacoli; il successo di una serie televisiva può essere decretato da un improvviso e fulmineo passa-parola.

La parte nascosta dell'iceberg è tutto ciò che alberga silente per lungo tempo ancor prima che emerga in superficie e si renda visibile.

Malati di Internet: chi passa sei ore collegato in Rete. Ecco il profilo medico-psichiatrico. Continua a leggere: http://www.webmasterpoint.org/news/malati-di-internet-sei-ore-collegati-in-rete-profilo-medico-psichiatrico

Il ministero della Salute cinese sembra intenzionato ad adottare un nuovo manuale sull’Internet Addiction Disorder (IAD) dopo la ridefinizione operata dall’Ospedale Generale Militare di Pechino su quella che a detta di molti esperi rappresenta una vera e propria malattia mentale.
A riportare la notizia il quotidiano China Daily, che specifica quali siano i nuovi sintomi che per i medici cinesi indicano la presenza dello IAD: navigazione su Internet per più di 6 ore al giorno, con pesanti interferenze sul lavoro e sullo studio, tensione e irritazione provata dall’utente che non riesce a connettersi alla Rete. Il termine Internet Addiction Disorder è stato coniato nel 1997 da Ivan Goldberg, che ne propose l’introduzione nel DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, equiparandolo a un disturbo di tipo ossessivo-compulsivo. Una proposta osteggiata da alcuni esperti, che ritengono che la dipendenza da Internet non possa essere considerata una vera e propria malattia. Polemiche a parte, appare indubbio che negli ultimi anni il tema di un sano rapporto con la Rete sia dibattuto sia negli ambienti medici che in quelli professionali.
Secondo lo studio dell’ospedale cinese, i web-dipendenti si riconoscono per le attività particolari con le quali occupano il proprio tempo: giochi on line, visite nelle pagine pornografiche, reti sociali virtuali, acquisti attraverso Internet e navigazione in generale. La Cina, ricordiamo, ha la popolazione di internauti più grande al mondo, 253 milioni di netizen, il 10% dei quali, secondo gli esperti, hanno meno di 18 anni e si comportano come dei veri e propri web-maniaci.
Gli stessi esperti suggeriscono che la cura per questo tipo di problematica è molto simile a quella utilizzata nei disturbi affini, come quello ossessivo-compulsivo, e consiste nella progressiva sostituzione della vita virtuale con attività in gruppo e occasioni per socializzare nella vita reale.

Autore: Arianna Bernardini

giovedì 27 maggio 2010

LE TAPPE

  1. Prima tappa verso la rete-dipendenza o fase iniziale E' caratterizzata dall'attenzione ossessiva e ideo-affettiva a temi e strumenti inerenti l'uso della rete, che genera comportamenti quali controllo ripetuto della posta elettronica durante la stessa giornata, ricerca di programmi e strumenti di comunicazione particolari, prolungati periodi in chat.
  2. Seconda tappa o tossicofilia E' caratterizzata dall'aumento del tempo trascorso on-line, con un crescente senso di malessere, di agitazione, di mancanza di qualcosa o di basso livello di attivazione quando si è scollegati (una condizione paragonabile all'astinenza). Inizialmente ciò era accompagnato anche da un notevole aumento delle spese, che spesso rappresentava un lieve fattore di inibizione della tossicofilia, oggi pressoché irrilevante, date le numerose possibilità di rimanere a lungo collegati a basso costo. Restano, tuttavia, importanti indicatori di tossicofilia il malessere soggettivo off-line e l'abuso on-line, spesso anche nelle ore lavorative e nelle ore notturne, in cui si è disposti a rinunciare anche al sonno.
  3. Terza tappa o tossicomania E' la fase in cui la rete-dipendenza agisce ad ampio raggio, danneggiando diverse aree di vita, quali quella lavorativa, delle relazioni reali e quella scolastico-lavorativa e in cui si rilevano problemi di scarso profitto, di assenteismo scolastico-lavorativo e di isolamento sociale anche totale. link al sito

BISOGNI VISSUTI NELLA RETE TRA EMOZIONI E ILLUSIONI

Al di là delle diverse componenti che possono contribuire ad originare i diversi casi di rete-dipendenza, la caratteristica costante che fa da sfondo ad ogni Dipendenza da Internet è la capacità della rete di rispondere (o illudere di rispondere) a molti bisogni umani, consentendo di sperimentare dei vissuti importanti per la costruzione del Sé e di vivere delle emozioni sentendosi, al contempo, protetti.
Internet, infatti, annulla lo spazio e consente ciò che nella realtà non si può realizzare o che si può fare in molto tempo, viaggiando per ore ed interagendo più lentamente e spesso in strutture diadiche o in piccoli gruppi. Le chat, invece, abbattono le frontiere e consentono di parlare con gruppi numerosi in stanze che la realtà difficilmente rende disponibili, consentendo spesso discorsi paralleli, solo virtualmente possibili. Inoltre, le comunity più stabili creano, più o meno vere, sensazioni di appartenenza, rispondendo ad un grande bisogno umano e consentendo di esercitare quella che è stata definita la moratoria psico-sociale, ossia l'allenamento ai ruoli e alle interazioni che sospende le conseguenze e quindi le responsabilità, le scelte e i vincoli definitivi.
Nelle stanze virtuali si può sperimentare la propria identità in tutte le sue sfumature, cambiando l'età, la professione e perfino il sesso di appartenenza, ascoltando le reazioni degli altri e maturando delle convinzioni, attraverso il confronto con altre personalità più o meno reali. La recita nel teatro on-line diventa perfino dichiarata e condivisa nelle Mud (Multi User Dimensions), in cui il gioco di ruolo viene esaltato ai limiti della fantasticheria e in cui, all'ombra del personaggio che si interpreta, si possono tirare fuori, rimanendo al sicuro, perfino gli istinti più crudeli. 
I rischi sono quelli legati ad ogni situazione che consenta di far emergere e di soddisfare i bisogni più profondi e inconsapevoli: si sperimentano parti di sé che potrebbero sfuggire al controllo, soprattutto quando si dispone di uno strumento di comunicazione che consente di rimanere uomini e donne senza volto, una condizione che potenzialmente può favorire la comparsa di comportamenti guidati da una minima morale.
Per i più giovani in età di sviluppo e per alcuni soggetti predisposti, il rischio è che l'abuso della rete per comunicare crei confusione nella distinzione tra reale e virtuale (soprattutto nel senso di Sé), che non sia più facile comprendere cosa fa parte di Sé realmente e cosa è possibile sperimentare solo virtualmente, poiché ciò che è concesso in Rete non ha le stesse conseguenze che si produrrebbero nella realtà. In considerazione di ciò, soprattutto i bambini e i giovani dovrebbero limitare il tempo trascorso su Internet ed integrare delle esperienze di comunicazione reale, al fine di evitare di sviluppare delle abilità emotive e sociali prevalentemente attraverso questo strumento tecnologico che, in questo caso, risulterebbero estremamente limitate o deformate rispetto a quelle poi richieste per adattarsi nella vita reale
d.ssa Monaco .Link al sito qui

martedì 25 maggio 2010

Internet Addiction: negazione del problema

Il soggetto colpito da internet addiction nega di essere diventato dipendente. Spesso nasconde o minimizza con gli altri la vera quantità di tempo trascorsa su Internet o le attività che vi ha svolto.(link al sito)
La dipendenza da Internet è una dipendenza comportamentale, non chimica: una ‘dipendenza senza droga’. Non è certamente lo strumento Internet a generare la dipendenza in chi lo usa, ma ormai è risaputo che questo strumento, usato da persone che hanno già dei problemi psicologici e sociali, può portare ad una dipendenza patologica. In questo senso vi è anzitutto un indebolimento del legame autentico con la realtà. Non meno importante è la manifestazione di problemi relativi alla salute fisica e alla vita sociale del soggetto, nonostante i quali la persona non riesce a cessare le sue attività in rete. Chi soffre di fobia sociale può trovare in Internet una ‘cura’ capace di alleviare i suoi disturbi: si entra così in un circolo vizioso di fuga dalla realtà, per rifugiarsi in un mondo virtuale che appare maggiormente soddisfacente. I comportamenti dovuti alla dipendenza cominciano così ad interferire significativamente con le abitudini della vita normale, anche se gli effetti fisici e psicologici subiti non vengono considerati così devastanti come quelli ‘chimici’ e questo può portare a sottovalutare il problema.

Chat rooms e mondi virtuali: un pericolo da non sottovalutare- Dr Davide Evangelisti - link http://www.ilprisma.org/articolo64.htm

L’Io ha sempre rappresentato la struttura psichica cardine attraverso la quale l’individuo poteva relazionarsi con il mondo. Il mondo, fino a pochi anni fa, era infatti composto da tanti Io diversi che potevano interagire tra loro e con l’ambiente circostante. L’Io, ovvero la parte più vera di una persona fisica.
Con la diffusione di Internet, e soprattutto con il grandissimo sviluppo delle chat-rooms e dei mondi virtuali offerti dalla Rete, l’Io è stato a poco a poco soppiantato dal corrispondente Io-virtuale. L’Io- virtuale infatti, o Virtual-Ego, rappresenta l’equivalente virtuale dell’Io Reale. L’Io appartiene alla sfera Reale della vita, mentre il Virtual-Ego rappresenta ormai il desiderio dell’Io di trascendere la propria unicità e identità, al fine di poter realizzare ciò che tantissime persone hanno sempre sognato: cambiare vita, o perlomeno, vivere una vita parallela.
Virtual-Ego e Io ormai rappresentanol’uno il completamento strutturale dell’altro. L’Io reale ha perso infatti la sua condizione di onnipotente realtà psichica, ed ha dovuto cedere col tempo all’avanzata prepotente del suo Alter Ego: l’Io del mondo virtuale. Ciò ha causato non pochi danni all’equilibrio psichico delle persone: la dipendenza dal mondo virtuale offerto da Internet infatti ha reso schiave moltissime persone dei loro personaggi (Avatar) creati ad hoc per la vita nei mondi virtuali del Web . La dipendenza dal mondo di Internet infatti, è stata considerata da molti psicologi una vera e propria forma di dipendenza (Internet Addiction Disorder).
 
Che fare? E’ senz’altro necessaria una campagna d’informazione massiccia. Bisogna evidenziare a chiare lettere che i Mondi Virtuali offerti dalla Rete possono essere pericolosi e creare una grave forma di dipendenza, proprio come se fosse una droga. Non lasciamo che ciascuno di noi si chiuda in uno dei tanti mondi virtuali: ciò significherebbe isolarsi completamente ed in maniera molto pericolosa dalle vere bellezze della vita. Internet offre certo moltissime possibilità di svago e di comunicazione, è indubbio; ma ciò che esso riesce a offrire è solamente un mondo fasullo, bello forse a prima vista, ma estremamente freddo e poco gratificante alla lunga. Spendere ore e ore della nostra vita all’interno di una chat-room, ad esempio, equivale ad entrare in una sorta di fredda caverna…più che l’utente deciderà di spendere parti della propria giornata all’interno di una room virtuale, e più che poi sarà per lui difficile tornare indietro, riuscire ad uscire da una caverna che può diventare labirintica ed opprimente. Più ore si spendono all’interno di questi Mondi Virtuali, più sarà difficile spodestare il Virtual-Ego dal suo trono: tutto ciò a discapito, ovviamente, dell’Io Reale.
Per impedire che il Virtual-Ego trionfi, è necessario perciò evidenziare che Internet costituisce una “rete” nel senso più stretto del termine: la Rete può infatti braccarci, stringerci, soffocarci, isolarci dagli altri. Non lasciamo che questo accada. Le comunità virtuali, le chat-rooms, i mondi virtuali alla Second Life, per intenderci, sono delle vere e proprie “reti” pericolose: impediscono alle persone di vivere completamente quella meravigliosa ed unica esperienza che si chiama vita Reale.